Biblioteca (In Costruzione)

LIBRO Primo

Racconto "fantastico" di Alberto Della Mora (Sviluppato con ChatGPT 3.5, ma con trama e revisione originali di Alberto)

Titolo: Il Bosco Degli Echi (Carpe Diem) 


Capitolo 1: L'incontro nel bosco 

Albert amava passeggiare nel fitto bosco ai margini della sua città. Nonostante avesse solo 27 anni, aveva un'anima inquieta e un'intensa passione per la musica e la filosofia esistenzialista. In quei luoghi, tra gli alberi e i rumori della natura, Albert trovava ispirazione per le sue composizioni musicali e per le sue riflessioni sulla vita e sull'esistenza. Un pomeriggio, mentre si avventurava più in profondità del solito, Albert notò un'insolita lucertola che sembrava seguirlo da un albero all'altro. Affascinato da quell'animale, decise di fermarsi a osservarlo. La lucertola, piccola e scintillante al sole, sembrava avere uno sguardo intelligente e una profonda saggezza negli occhi. Incuriosito, Albert si avvicinò con cautela. La lucertola, invece di fuggire, si avvicinò a lui come se volesse comunicare qualcosa. Mentre la osservava, un brivido percorse la sua schiena, ma la stranezza dell'evento lo intrigava ancora di più. "Chi sei tu?" chiese Albert quasi sussurrando. "Io sono il Guardiano dei Segreti, colui che ha visto nascere il mondo e che ha assistito al susseguirsi delle ere", rispose la lucertola con una voce sorprendentemente umana. Albert fu sbalordito da quelle parole, ma il suo spirito razionale si rifiutava di credere che una lucertola potesse parlare. Forse era solo frutto della sua fantasia. 

Capitolo 2: La rivelazione del demonio 

La lucertola si avvicinò ancora di più ad Albert, e questa volta il giovane uomo poteva chiaramente sentire il suo respiro. "Non temere, Albert. Posso capire la tua incredulità, ma ciò che sto per dirti è la verità", affermò la creatura. Albert si sedette su una roccia, attirato dalla strana sensazione di familiarità che provava con quella lucertola. Decise di ascoltare ciò che aveva da dire, anche se non riusciva ancora a crederci completamente. "Da tempo immemorabile, io, il Demone delle Ere, esisto in questo mondo. La mia essenza è legata al tempo e all'eternità. Ho attraversato le epoche, ho assistito alle nascite e alle morti di civiltà e imperi", spiegò la lucertola, con un tono che sembrava trascendere i secoli. Albert rimase incantato dalla storia che la lucertola gli raccontava. Era come se tutte le sue domande sulla vita e sulla sua esistenza trovassero finalmente risposta in quell'incontro insolito. "Perché mi hai scelto? Cosa vuoi da me?" chiese Albert, la sua curiosità ormai al culmine. "Tu sei diverso dagli altri esseri umani, Albert. La tua passione per la musica e la filosofia, la tua ricerca di significato nell'assurdità della vita, tutto questo mi ha attratto a te. E ora sono qui per offrirti un dono, un desiderio esaudito a caro prezzo", disse il Demone delle Ere. 

Capitolo 3: La scelta di Albert 

Albert si mise a riflettere sulle parole del Demone delle Ere. La tentazione di ottenere un desiderio esaudito era grande, ma sapeva che poteva essere pericoloso. Decise di porre una domanda fondamentale al misterioso essere. "Qual è il prezzo che devo pagare per questo desiderio?" chiese Albert, cercando di valutare le possibili conseguenze. Il Demone delle Ere sorrise, mostrando i suoi affilati denti. "Il prezzo è alto, Albert. Se accetti il mio dono e desideri rimanere giovane per sempre, sarai legato a me, e la tua anima sarà mia per l'eternità. Non potrai mai raggiungere il regno dei cieli o trovare la pace oltre la morte. Sarai condannato a vagare, immortale ma prigioniero del tempo stesso". Le parole del demone fecero tremare Albert. Essere giovane per sempre era un sogno che aveva nutrito in segreto, ma la prospettiva di sacrificare la sua anima lo spaventava. Cosa significava essere legato a un essere così potente e antico? Tuttavia, l'idea di poter continuare a esplorare la musica, la lussuria, e la filosofia per l'eternità lo tentava profondamente.

 Capitolo 4: Il patto 

Dopo lunghe riflessioni, Albert prese una decisione audace. "Accetto il tuo patto, Demone delle Ere. Desidero rimanere giovane per sempre", disse con una voce tremante, ma determinata. Il demone emise un sinistro risolino e, con una voce gutturale, pronunciò un incantesimo antico. Un bagliore oscuro avvolse Albert e il demone, e un freddo intenso lo attraversò. Da quel momento, Albert non invecchiò più. I suoi capelli rimasero neri come l'ebano, e la sua pelle bianca mantenne la freschezza della giovinezza. La sua passione per la musica e la filosofia si intensificò, e le sue composizioni divennero ancora più profonde e ispirate. Tuttavia, Albert iniziò a percepire un cambiamento sottile dentro di sé. Sentiva una solitudine crescente e una fame insaziabile di conoscenza e potere. La sua anima era legata al Demone delle Ere, e, con il passare del tempo, comprendeva sempre di più cosa significasse essere prigioniero dell'eternità e dell’influenza del Demonio malvagio. Man mano che il tempo scorreva implacabile, Albert iniziò a percepire il peso crescente dell'isolamento. Gli amici di una volta svanirono nell'oblio, lasciando solo l'eco dei loro sorrisi nella sua memoria. Le lunghe serate in solitudine divennero la sua amara consuetudine. Guardava fuori dalla finestra, osservando il mondo che mutava, mentre lui rimaneva intrappolato in un ciclo inarrestabile. Le risate condivise e le conversazioni spensierate si trasformarono in ricordi distanti. Nelle notti più buie, incubi lo tormentavano, dipingendo quadri vividi di un diavolo con corna che cercava di strappargli l'anima. Si svegliava sudato e ansimante, sentendo ancora le fredde grinfie del sogno aggrapparsi alla sua mente. L'immagine persistente lo faceva dubitare delle sue scelte, facendolo sentire come se una parte di lui fosse stata trascinata in un vortice oscuro. Ma il dolore più profondo veniva dai giochi meschini del demone. Le sfide sibilanti che gli faceva affrontare lo consumavano dall'interno. Ogni vittoria era amara, carica del peso dell'inganno demoniaco, e ogni sconfitta portava con sé una leggera umiliazione. Albert si sentiva intrappolato in un gioco senza fine, una marionetta nelle mani di un burattinaio malvagio. La tristezza si insinuava come un veleno, annebbiando le sue giornate e facendolo desiderare ardentemente il ritorno di ciò che aveva perso. La giovinezza eterna, una volta desiderata, ora diventava una gabbia dorata. L'eternità si rivelava per ciò che era veramente: un tormento senza fine, un'arte che gli strappava via pezzo dopo pezzo la sua umanità. E così, nel suo cuore, cresceva un dolore profondo, un lamento silenzioso per ciò che era stato sacrificato nel nome dell'immortalità. 

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Capitolo 5: La fine dell'eternità 

Gli anni passarono, e Albert divenne una figura leggendaria, un artista enigmatico e immortale che incantava con la sua musica e la sua saggezza. Ma ogni volta che si guardava allo specchio, vedeva riflesso il peso dell'eternità nei suoi occhi. Un giorno, dopo secoli di vita, Albert si ritrovò nuovamente nel bosco dove aveva incontrato il Demone delle Ere. L'atmosfera era carica di una strana energia, e il giovane uomo poteva sentire la presenza del demone intorno a lui. "Mio vecchio amico, hai scelto la via dell'immortalità, ma ora hai capito il prezzo che hai pagato", disse il Demone delle Ere emergendo dalle ombre. La sua figura sembrava ancora più imponente e inquietante di prima. "Mi hai offerto la giovinezza eterna, ma questa eternità è diventata una prigione per la mia anima. Non riesco più a trovare gioia nella mia esistenza, e la mia fame di potere e conoscenza è insaziabile", rispose Albert con un tono di tristezza. Il demone annuì comprensivo. "Ti avevo avvertito delle conseguenze, ma hai fatto la tua scelta. Ora sei destinato a vagare tra le ere, incapace di trovare la pace. Tuttavia, c'è ancora una via d'uscita, se sei disposto ad accettarla". "Dimmi quale è questa via", chiese Albert con speranza negli occhi. Il Demone delle Ere si avvicinò lentamente a lui e posò una mano sulla sua fronte. "Ho il potere di sciogliere il patto che ci lega, ma solo se dimostrerai di aver imparato la lezione dell'eternità. Deve esserci un equilibrio tra il desiderio di conoscenza e potere e il desiderio di condividere umilmente la tua saggezza con gli altri. Devi trovare un senso di appartenenza in questo mondo, pur essendo diverso e immortale". Albert comprese che il demone gli stava offrendo una possibilità di redenzione. Doveva imparare a condividere la sua conoscenza e la sua musica con il mondo, donando parte di sé agli altri in modo umile. Solo così avrebbe trovato il suo equilibrio e forse avrebbe ottenuto la liberazione dal patto. 

Capitolo 6: La redenzione di Albert 

Negli anni seguenti, Albert iniziò a viaggiare in tutto il mondo, condividendo la sua musica e la sua filosofia con le persone che incontrava. Le sue composizioni erano ora più luminose e piene di speranza, e il suo messaggio toccava il cuore di chiunque lo ascoltasse. Le persone venivano attratte dalla sua aura magnetica e dalla sua saggezza senza tempo. I concerti di Albert diventarono eventi epici, e le folle lo acclamavano come un vero e proprio profeta. Mentre condivideva la sua essenza con il mondo, Albert sentiva il legame con il Demone delle Ere indebolirsi. Quella sensazione di solitudine e fame di potere si attenuava sempre di più. L'immortalità non era più una prigione, ma un dono che gli permetteva di lasciare un segno indelebile. 

Capitolo 7: Il nuovo inizio 

Un giorno, mentre Albert si trovava ancora una volta nel bosco, sentì il richiamo del Demone delle Ere. La creatura apparve davanti a lui, ma questa volta il suo aspetto era diverso. Sembrava meno minaccioso e più umano, come se avesse accettato la trasformazione causata dalle azioni di Albert. "Il tempo dell'eternità sta giungendo al termine", disse il demone con una voce pacata. "Hai dimostrato di essere diverso dagli altri. Hai abbracciato la tua immortalità e hai condiviso la tua saggezza con il mondo in modo umile. Ora il patto che ci lega si sta spezzando, e io sto perdendo il mio potere su di te". Albert sorrise, una sensazione di liberazione lo pervase. "Grazie per avermi offerto questa opportunità di redenzione. Se non fosse stato per te, non avrei mai capito il vero significato del mondo, dello scorrere del tempo e dell'importanza dell'attimo presente". Il demone annuì, con un'espressione serena. "Ogni essere ha il proprio destino da seguire. La tua strada sarà ancora lunga, ma ora hai una scelta. Puoi continuare a esplorare la tua immortalità, oppure puoi lasciarmi definitivamente e seguire il cammino della morte, come ogni essere umano". Albert rifletté per un momento, ma la sua decisione era già stata presa. "Ringrazio il dono della vita eterna, ma ora è tempo di lasciarla andare. Desidero vivere il resto dei miei giorni come un essere umano comune, con la consapevolezza che ho lasciato un'impronta indelebile". 

Capitolo 8: Conclusione 

Il demone annuì ancora una volta, e un bagliore si diffuse intorno a Albert. Quando la luce svanì, il giovane uomo si trovò di nuovo nel fitto bosco, ma stavolta sentiva il vento fresco accarezzare il suo volto e la terra sotto i suoi piedi. La sua eternità era finita, ma ora aveva una nuova consapevolezza di sé e del mondo che lo circondava. Aveva imparato che la vera saggezza risiede nell'accettazione di sé stessi, nell'accettazione dello scorrere del tempo e nel condividere il proprio dono con gli altri con umiltà. Da quel giorno, Albert visse la sua vita con passione, continuando a condividere la sua musica e la sua saggezza con il mondo. La sua arte era un'ispirazione per generazioni future, e la sua anima trovò finalmente la pace. Quanto al Demone delle Ere, scomparve nel buio dell'eternità, ma la sua esistenza continuò a risuonare nelle leggende e nelle fantasie degli uomini, come un essere che aveva attraversato le ere e che aveva insegnato al mondo il vero significato dell'immortalità. E così, la storia di Albert e del Demone delle Ere diventò un mito, un'esperienza magica e occulta che sfidava il tempo e la razionalità. La musica di Albert continuò a echeggiare tra le fronde degli alberi, custodendo i segreti dell'universo e lasciando una traccia indelebile nel cuore dell'umanità: carpe diem.


(Copyright A. Della Mora 2023)


LIBRO Secondo

Racconto "fantastico/del mistero" di Alberto Della Mora (Sviluppato con ChatGPT 3.5, ma con trama e revisione originali di Alberto)


Titolo: Il mistero del Destino 

La mattina dell'ultimo giorno di gita delle superiori, Ulisse si svegliò con un senso di eccitazione nell'aria. Era un ragazzo di 19 anni, con occhi verdi che brillavano di curiosità e che sembravano riflettere la sua personalità avventurosa. Mentre si vestiva, il pensiero della gita al monastero antico lo riempiva di gioia. Era sempre stato affascinato dalla storia e dal mistero, e quella giornata sembrava promettere entrambi. L'autobus si riempì rapidamente di voci e risate mentre gli studenti si preparavano per la gita. Ulisse, insieme ai suoi amici Luca e Sofia, cercava di pianificare cosa avrebbero fatto durante la visita. Ma c'era qualcosa di diverso in Ulisse quel giorno, una sensazione di aspettativa che non riusciva a spiegare.

Arrivati al monastero, gli studenti furono accolti da un'atmosfera di grandezza e mistero. I muri di pietra erano ricoperti da rampicanti verdi e i corridoi sembravano conservare i segreti dei secoli passati. La guida li condusse attraverso le stanze affrescate, raccontando storie di monaci che avevano vissuto lì molti anni prima. Durante la visita, Ulisse si staccò dal gruppo e si avventurò in una stanza laterale, apparentemente trascurata. Lì, su uno scaffale polveroso, giaceva un antico manoscritto. La copertina di cuoio era logora dal tempo, ma sembrava ancora custodire qualcosa di prezioso all'interno. Ulisse lo prese cautamente, sentendo un brivido lungo la schiena.

Ritornato a casa, Ulisse si chiuse nella sua stanza e iniziò a sfogliare il manoscritto. Le pagine gialle e fragili sembravano sussurrare storie dimenticate. Un'intera sezione era dedicata a un racconto di antichi monaci che avevano vissuto nel monastero e studiato antiche leggende. Quando Ulisse arrivò alla fine del manoscritto, una pagina vuota catturò la sua attenzione. In alto a sinistra, c'era un segno misterioso: una clessidra stilizzata con una freccia che la attraversava. Sotto il disegno, una mappa da decifrare.

Giorni trascorsero mentre Ulisse studiava il manoscritto e decifrava il significato della clessidra stilizzata. Riuscì a identificare una serie di indizi che sembravano condurre a una destinazione sconosciuta. Con la mappa in mano, Ulisse decise di intraprendere il viaggio verso quel luogo misterioso. Con uno zaino sulle spalle, Ulisse si incamminò verso la montagna indicata sulla mappa. La strada era accidentata e selvaggia, ma ogni passo sembrava avvicinarlo sempre di più al suo obiettivo. Attraversò foreste fitte, attraversò ruscelli e superò colline coperte di fiori selvatici.

Finalmente, dopo tanto cammino, Ulisse raggiunse la base della montagna. La vista era stupefacente: la cima sembrava sfiorare il cielo e un vento fresco portava con sé l'odore della natura incontaminata. Seguendo le indicazioni della mappa, Ulisse si addentrò in una stretta gola e raggiunse una grande grotta nascosta. Con il cuore che gli batteva forte nell'attesa, Ulisse si inoltrò nella grotta. Il buio lo circondava, ma presto distinse un'ombra in lontananza. Si avvicinò e si accorse che si trattava di un grosso masso, abilmente celato tra le pareti rocciose. Con ogni fibra del suo corpo, Ulisse spostò il masso da un lato facendo leva con un legno trovato lì, scoprendo un'apertura.

Entrando nell'apertura, Ulisse si ritrovò in una piccola stanza illuminata da una luce dorata. Al centro, su un piedistallo di pietra, c'era una coppa d'oro che emanava una luce propria. Sembrava bruciare con una luce interna, creando giochi d'ombra che danzavano sulle pareti della stanza. Con passo incerto, Ulisse si avvicinò alla coppa e la prese tra le mani. Era leggera e calda al tatto, e sembrava vibrare con una strana energia. Era come se la coppa fosse stata ad aspettare qualcuno, e Ulisse si sentì attratto da essa in un modo che non riusciva a spiegare.

Tornato a casa con la coppa d'oro, Ulisse non riusciva a togliere gli occhi da quell'oggetto misterioso. Una notte, mentre la teneva tra le mani e ammirava i suoi riflessi dorati, udì una voce sottile, quasi impercettibile: "Chiedi e ti sarà dato". La voce sembrava provenire da un luogo lontano e nascosto, ma Ulisse non poteva negare ciò che aveva sentito. Mentre la coppa brillava nelle sue mani, Ulisse si prese un momento per riflettere su cosa desiderare. Pensò a Dafne, la ragazza di cui era segretamente innamorato da anni e ora aveva l'opportunità di fare un desiderio che avrebbe potuto cambiare tutto. Con una voce ferma, Ulisse disse: "Desidero che Dafne si innamori di me e che il nostro amore possa durare per sempre."

Il mattino seguente, Ulisse si svegliò con il cuore in tumulto. Non sapeva cosa aspettarsi, ma quando vide Dafne durante la giornata, notò un cambiamento nei suoi occhi. C'era qualcosa di diverso, un riflesso di interesse e calore che non aveva mai visto prima. Quel giorno, Ulisse si avvicinò a Dafne con un sorriso tremante e le chiese se volesse uscire con lui. La risposta di Dafne fu sorprendente: un sorriso luminoso e un sì. Era come se il desiderio di Ulisse avesse avuto un effetto immediato. I giorni che seguirono furono magici. Ulisse e Dafne trascorsero ore a chiacchierare, scoprendo interessi comuni e risate condivise. Era come se fossero destinati a stare insieme, e Ulisse non riusciva a credere alla fortuna che gli era capitata.

Tuttavia, l'euforia di Ulisse fu spezzata quando un giorno, cercando la coppa d'oro sotto il suo letto, la trovò scomparsa. La sua stanza sembrava stata messa a soqquadro, ma non c'era traccia della coppa. Il panico lo pervase mentre cercava freneticamente in ogni angolo, ma sembrava che l'oggetto prezioso fosse svanito nel nulla. Ulisse si sentì come se gli fosse stato strappato un pezzo del cuore. La coppa aveva portato con sé un potere che sembrava troppo bello per essere vero, ma aveva anche portato a lui l'amore di Dafne. Si sentiva perso e disperato, ma sapeva che doveva affrontare la realtà e continuare la sua vita.

Nonostante la scomparsa della coppa, l'amore tra Ulisse e Dafne continuò a crescere. Avevano costruito una connessione profonda basata sulla comprensione e il rispetto reciproco. Ulisse si rese conto che l'amore che condivideva con Dafne era vero e duraturo, indipendentemente dalla presenza della coppa d'oro. Un giorno, Ulisse trovò il coraggio di raccontare a Dafne della coppa e del desiderio che aveva espresso. Era preoccupato che la sua rivelazione potesse influenzare il loro rapporto, ma Dafne lo guardò con occhi teneri e gli disse che il loro amore era indipendente dalle circostanze. Tempo dopo, Ulisse prese di nuovo il manoscritto in mano. Le pagine ingiallite erano testimoni di un passato lontano, ma stavolta qualcosa era diverso. La mappa era sparita e al suo posto c'era una nuova scritta in latino: "Fatum adveo verus", che significava "Il destino si è avverato". 

Ulisse giorni dopo decise di restituire il manoscritto e si recò al monastero. Un monaco lo accolse e lo ascoltò mentre restituì il manoscritto magico e spiegò tutte le sue avventure: il monaco non si arrabbiò come aveva pensato Ulisse, e anzi disse, guardandolo fisso negli occhi, che la stanza in cui risiedevano era come un confessionale e lo perdonò dicendo che la storia della mappa era solo una fantasia, e che l’avventura di Ulisse aveva connotazioni diaboliche, invitandolo a pregare. Il monaco aprì il manoscritto e disse: "vedi, non c'è nessuna mappa o motto latino in questa pagina; ora vai e non rubare più, perché Dio sa' tutto."

Ulisse, sollevato per essere stato perdonato, ma anche indispettito per non essere stato creduto e tacciato di peccato diabolico, tornò alla sua città e incontrò Dafne per strada e le disse: Dafne, è successa una cosa inspiegabile di nuovo, ti devo raccontare tutto!… Dafne guardò Ulisse stranita come se fosse la prima volta che lo vedeva e disse: "e tu chi sei? Ci conosciamo? Hai dei bellissimi occhi verdi."


(Copyright A. Della Mora 2023)